La creatività dei candidati.
I manifesti devono colpire l’attenzione, ma a farlo sono gli errori.
Le elezioni spopolano anche sui social network ed è su Facebook che gli internauti si scatenano, non tanto per promuovere il candidato preferito, ma per evidenziare i refusi.
Come al solito, alla partenza della campagna elettorale sono stati diffusi i volantini, appesi i manifesti, distribuiti gli immancabili “santini elettorali”.
Vista l’elevata concorrenza, si deve emergere, con lo slogan più accattivante, che entri nella memoria e sensibilizzi gli elettori. La frase scelta da ogni candidato deve convincere, deve far raccogliere voti, essere la migliore.
Tanta creatività è frutto di un lavoro assiduo, a volte si fanno le ore piccole per trovare lo slogan giusto e si finisce per scrivere qualcosa di sbagliato. Si dimentica una lettera in una parola, si scrivono termini che hanno più significati, a volte nemmeno troppo eleganti ed educati e c’è anche ci scrive “Non mi votare se…”. Certo, il “se” ha la sua importanza, perché ciò che viene dopo cambia la situazione, ma una frase come quella è singolare. Servirà? Lo si vedrà ad elezioni finite.
Ignoranza o fretta?
Chi commette errori a volte lo fa semplicemente per una svista, magari per la fretta di preparare i manifesti, ma se non fosse solo per questo?
Ci sono errori che sembrano troppo gravi per sembrare delle semplici sviste. C’è chi scrive “canditato”; “un’impotante”, con un apostrofo di troppo; qualcuno inserisce la data delle elezioni “5-6 giugno”, peccato che si voti solo il 5; “insù” anziché in sù.
Ma oltre agli errori ortografici o di informazione, ci sono quelli che giocano con il proprio cognome rendendolo uno slogan, quelli che usando il photoshop esagerano, quelli che lasciano il proprio volto in trasparenza tanto da non ruscire a vederlo.
Poi chi gioca con le parole e usa l’immagine opposta: scrive di un cielo sereno e nell’immagine appaiono le nuvole. Il lato B femminile, come afferma il manifesto di un candidato alle elezioni, serve ad attirare l’attenzione, se non ci fosse stato il fondoschiena nessuno lo avrebbe letto. Ma le donne lo leggeranno?
Chi vuole un comune pulito e mette sul manifesto l’immagine di un camion antispurgo. Spopolano tra i manifesti anche i fotomontaggi su sfondi presi in prestito da noti film.
Gli elettori già ironizzano e forse più che pensare al voto, pensano a riderci su.
Lo slogan è quello che conta.
La libera interpretazione degli elettori trova facile ispirazione dai manifesti.
“Veste come mio nonno ma crede nei giovani” è una delle tante frasi che circolano in rete, come un maldestro tentativo di promuovere un candidato sindaco. Qualcuno propone la realizzazione del “Maradona Stadium”, puntando così tutto sulla passione calcistica. “Un cane è il miglior amico dell’uomo ma non viceversa”, dice un altro?
Vorrà proporre un aiuto destinato ai cani? Un aspirante consigliere si fa promuovere sul manifesto niente meno che dal tenente Kojak. Un altro usa l’immagine dei bambini reclutandoli tra i simpatizzanti.
Un candidato sindaco promette di portare il proprio paese in classe A+++. Ci sono anche molti personaggi famosi tra gli aspiranti consiglieri comunali ed allora le immagini diventano virali. Accanto ai loro, già noti, volti appaiono fotografie che aiutino il riconoscimento. Chi usa il forcone, chi il cruciverba.
Come sempre ce n’è per tutti i gusti ed agli elettori va la parola, o meglio la matita, per tracciare un segno e scrivere il nome del candidato prescelto alle elezioni. Non resta che sperare che i cittadini non tengano conto della grammatica, altrimenti per qualcuno la corsa è già finita.